Calendario dell’Avvento 19 [Originale, “La canzone dell’artefice”]

CALENDARIO DELL’AVVENTO DI STORIE – 19

Oggi prompt di Otto Von Neindrei, che mi chiedeva qualcosa su uno dei miei personaggi, l’inventrice e avventuriera Samarni, che qualcun potrebbe avere incontrato nel racconto “Terra dolce, terra assassina”.
Le storie di Samarni sono molte, e tutte insieme formano “La canzone dell’artefice”: ve ne racconterò altre di sicuro.

Grazie, Otto, per il prompt: era un po’ che volevo scrivere un momento così!

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Allievo

La lista della spesa che Samarni aveva dato a Ess non aveva alcun senso. Non era la prima volta che lo spediva a comprare merce strana, di difficile reperimento e imbarazzante da chiedere. Ma non gli aveva mai affibbiato così tanti ingredienti, e tutti diversissimi fra sé. Erano arrivati in città all’alba, dopo una nottata di viaggio nel deserto, ed erano stanchissimi. Samarni si era chiusa nella sua camera, nella piccola locanda malandata dove si erano fermati, e gli aveva appioppato quell’incarico, nonostante le proteste di Ess. «Dopo ti lascerò dormire quanto vuoi», aveva risposto lei. «Ora però mi serve quella roba.»

«Guarda che ho camminato anch’io esattamente come te per tutta la notte!»

«Sì, ma tu sei giovane e sei il mio allievo: ti tocca il lavoraccio. Vai.»

«Il tuo allievo di cosa? Il tuo portaborse, tutt’al più! Cosa mi insegni?»

«A sopravvivere. Te ne vuoi andare?»

Quella persona. Quella persona che faceva finta di sapere sempre tutto! Così spudorata! Con la sua pretesa di avere qualcosa da insegnargli!

In realtà, pensò il ragazzo, affrettandosi per le vie della cittadina colorata e polverosa, gli stava davvero insegnando molte cose. Samarni era un genio, per molti versi. Aveva una cultura enorme, scriveva libri, discuteva di filosofia ed era un’inventrice. In teoria, era un’avventuriera errante seguita dal suo aiutante personale. In pratica, svolgeva mille mestieri, e di tutti gli offriva nozioni e segreti.

Se solo non fosse stata così assurda, il più delle volte! Per esempio: a che le servivano, tre diversi tipi di olio vegetale? Ce n’era uno estratto da una pianta che Ess nemmeno sapeva esistesse! Poi le serviva della stoffa, anche quella di due tipologie molto specifiche, stecche di legno, una lamina metallica che nessuno gli avrebbe mai venduto (poteva pregare qualche fabbro in tre lingue – quelle che Samarni gli stava insegnando…), poi chiodi, corda di due grandezze diverse…

«Giuro che la mollo qui», brontolava, scarpinando per la città, con le gambe sempre più doloranti.

Una parte della sua testa gli ricordò che, sì, avevano camminato per il deserto di notte, ma Samarni si era caricata addosso i bagagli di tutti e due, a un certo punto. Ess era in difficoltà, ma si sarebbe mangiato la lingua, prima di chiederle aiuto. Ma lei, mentre cantava una delle sue ballate, gli aveva praticamente strappato lo zaino di dosso e se lo era buttato sulle spalle. Era robusta e forte, se ne faceva sempre un vanto, così Ess non aveva protestato.

Dopo un’ora e mezzo di giro per la città, Ess aveva trovato tutto. Zoppicò fino alla locanda e andò a bussare con foga alla porta della sua compagna di viaggio. Aveva sperato di svegliarla, per ripicca, ma la voce scura della donna lo sorprese: «Entra.»

Ess aprì la porta e fece il suo ingresso nella minuscola camera. Si era aspettato di trovare Samarni spaparanzata sul giaciglio. Invece la donna ci era seduta sopra, con la schiena appoggiata al muro, e tutt’intorno a lei c’erano i pezzi della sua gamba meccanica. L’arto sinistro di Samarni finiva poco sopra il ginocchio. Poi era tutto un meccanismo miracoloso di legno e metallo, creato dalla sua genialità.

Ess non aveva mai visto la gamba smontata. Sapeva che Samarni faceva manutenzione, ma non aveva mai immaginato che fosse… in quel modo.

«Chiudi la bocca» gli disse lei, ridendo. Ess la osservò: era completamente appoggiata al muro, ma i muscoli erano tesi. Indossava solo delle braghe corte, e la sua pelle nerissima era coperta di sudore. I ricci erano raccolti in una crocchietta disordinata, il trucco che le proteggeva gli occhi era sbavato. Vicino alle sue mani c’erano alcuni degli strumenti che portava sempre con sé, per riparare, montare e smontare qualsiasi cosa le tornasse utile.

«Stai…» iniziò lui, sentendosi un po’ scemo e molto inutile.

«Sono stata meglio, ma tu non preoccuparti.»

«Che ti è successo?»

«Abbiamo camminato tanto. A volte mi succede. Certi pezzi si logorano. Devo risistemare un po’.»

Solo in quel momento, Ess notò una pezza bianca macchiata di sangue. Trattenne il respiro, incapace di formulare la domanda, ma Samarni capì lo stesso.

«Tranquillo, ragazzino: capita anche questo. Pezzi di meccanismo che si spostano, frizione con la pelle dove non dovrebbe succedere, e… non è niente, davvero.»

«Stavi già così male, ieri notte?»

«Mi ero accorta che avrei avuto bisogno presto di manutenzione, sì.»

«Hai preso i miei bagagli!»

«Stavi praticamente affondando nella sabbia! Non sono così crudele. E poi, sei sempre in viaggio per colpa mia.»

Ess mise le mani sui fianchi, cercando di sembrare incredibilmente serio e arrabbiato, per quanto possibile. «Non farlo mai più! Non preoccuparti per me, quando tu stai male!»

Samarni fece una risatina con la quale negava apertamente quella richiesta. Poi gli fece cenno di avvicinarsi.

«Dammi le cose che hai comprato. Mi serviranno per ripartire.» Le porse la sacca di iuta dove aveva messo tutto. Lei ci frugò dentro, poi gli fece un sorriso. «Bravissimo. Scusa se ti ho fatto trottare in giro per un po’. Vai a dormire, ora. Prometto di non svegliarti.»

«In realtà io… posso… posso aiutarti?»

«Non ne ho bisogno. Ho viaggiato da sola per anni: lo so, come funziono.»

«Potrebbe sempre servire, qualcun altro che sa come sistemare la tua gamba!» le rispose, stizzito. Poi però si addolcì. «Magari imparo qualcosa. Ma se non vuoi…» Gli si chiuse la gola per un momento. A lui non piaceva per niente, farsi vedere debole. Forse aveva sbagliato, a chiederle di poter restare. Eppure era stata lei, la prima a permettergli di vederla vulnerabile in quel modo…

«Allora siediti. Puoi rilassarti, oppure passarmi i pezzi. Io parlerò in abbondanza di quello che sto facendo. Sei autorizzato a pisolare, a un certo punto.»

Ess si mise a gambe incrociate accanto a lei, osservando la maestria del suo lavoro. Quella donna era un portento.

Avrebbe voluto che fosse più facile, per lui, dirglielo.

«Sei una persona rara, Ess.» Samarni lo sorprese con un sorriso grato. «Sul serio. Sono molto felice che tu sia il mio… beh, allievo non ti piace, vediamo cosa…»

«No!» la interruppe, anche se stava annegando nell’imbarazzo. «Va… va bene. Allievo.»

Samarni rise di nuovo, con la sua risata roboante come il vento nelle profondità rocciose.

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