Calendario dell’Avvento 21 [Fanfiction, “La fiamma azzurra”]

CALENDARIO DELL’AVVENTO DI STORIE – 21

Oggi ho provato a giocare con i personaggi di Daniele Viaroli, che mi aveva dato il permesso di combinare qualcosa con i suoi lavori che conosco. Ho letto “La Fiamma Azzurra” (e devo proseguire la saga!), che tratta di temi a me molto cari, ovvero multiversi e viandanti dimensionali, per cui…

… ho provato a immaginare *cose* relative a tutto questo.

Spero ne sia venuto fuori qualcosa di buono! ❤

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Ci sono più Multiversi che gocce nel mare

«…e poi?»

La cantastorie sospira, le dita scure tremano sull’ukulele celeste con sopra appiccicati adesivi di fiori, arcobaleni e coniglietti. La sua chioma di treccine dorate ondeggia, mentre lei scuote la testa, come per sottolineare la nota lamentosa e struggente che la sua voce inizia a vocalizzare.

«E poi, amici cari, e poi la storia diventa solo più triste, da qui in poi.»

Ricomincia a tenere il ritmo, ed è incredibile come riesca a trarre accordi armoniosi e coinvolgenti, da quel piccolo strumento. La sua voce, poi, è prodigiosa e trascina gli ascoltatori in un su-e-giù emotivo.

Sta cantando la vicenda di un bardo che viaggia fra le dimensioni, accompagnato dalla magica volpe azzurra, fuggendo da mille nemici. Il gruppetto che si è raccolto attorno alla cantastorie è completamente avvinto, e quasi trattiene il respiro.

La locanda è buia: se ne sono andati quasi tutti, e la padrona gradirebbe che anche quegli ultimi avventori sparissero, ma si è imposta una regola, tanti anni prima: mai cacciare i clienti, non prima che l’ultimo soffio di brace nel camino sia spento. E poi, lo sa: le locande poste sulle Coincidenze Dimensionali sono luoghi delicati. Non sai mai quanta strada ha fatto, chi si ferma. Né quale tipo di strada. Molti arrivano lì con un sorriso, ma nascondono un carico enorme di fatica. Quindi li lascerà stare ancora per un po’.

E poi, la storia dell’eroe suonatore di cetra, che fugge tra i mondi e sogna una donna di nome Lili, la sta interessando parecchio.

La cantastorie ricomincia a cantare la ballata di Skald il viaggiatore, e la sua voce tesse ancora strofe piene di avventura e struggimento, fino a che l’ultima scintilla di brace non svanisce. È solo allora, che il canto finisce.

«E poi?» chiede ancora qualcuno.

«E poi, chi lo sa.» La cantastorie posa l’ukulele. «È una storia ancora in cammino.»

«Scusa, ma non l’hai scritta tu?»

«Ho scritto la musica, ma la storia mi è stata raccontata.»

«Ed è vera?»

«In un altro Multiverso sì.»

C’è uno scambio di sguardi stupiti, o così sembra: è difficile distinguere ciò che passa sui volti, visto che l’unica luce, adesso, è una lanterna dentro la quale nuota un pesce luminescente color amaranto.

«Ma quanti Multiversi ci sono?» domanda qualcuno.

«Più delle gocce che formano gli oceani del nostro Multiverso» risponde la cantastorie.

«Ma… se la ballata che ci hai suonato è una storia vera, da qualche parte… dici che Skald e i suoi compagni di viaggio potranno mai finire qui da noi?»

«Chi lo sa.»

Poi, con un ultimo guizzo, anche la lanterna-pesce si spegne. È l’ora di andare, e tutti escono portando con sé un nuovo bagaglio di storie.

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